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venerdì 24 aprile 2020

Giovanni Scarcelli voce dei Nivera



Giovanni ho letto che sei entrato nella band rock Nivera nel 1992, che il nome del gruppo significa in dialetto Calabrese tormenta di neve ed è stato scelto per ricordare il giorno in cui è nata la band durante una eccezionale nevicata, l’idea di formare il gruppo è stata di Antonio Nicoletti bassista e Pino Aiello chitarrista a cui vi siete uniti tu voce e Rino Lopetrone batterista sostituito nel 2016 da Luigi Fiorito, ti chiedo se avresti scelto una carriera musicale anche da solista

” la risposta è no, premesso noi facciamo musica per passione, hobby, nella vita facciamo tutt’altro e quindi ci divertiamo a fare musica rock, la nostra musica rock .Quando sono stato contattato da Antonio e da Pino per farmi entrare nel gruppo mi è venuto spontaneo dire subito si, anche perchè con Antonio ci conoscevamo già ai tempi delle scuole superiori quindi bene o male sapevo la passione per la musica e per il genere musicale quindi il mio è stato subito un si e una carriera da solista non l’avrei fatta “.

Cosa ha rappresentato per te essere parte di una band ?

” essendo un gruppo di amici prima di tutto il valore che ci accomuna è l’amicizia e quindi alla fine essendo un hobby e un divertimento, divertirsi fare musica e farlo con gli amici è ancora più bello quindi per me fare parte di questa band rappresenta questo, una grande amicizia”.
In una intervista rilasciata da te a iLiveMusic hai descritto la vostra musica in tre termini “Sociale, Energia, Pazienza ” ti chiedo se queste caratteristiche sono ancora valide per la vostra musica attualmente

” Il sociale, l’energia e la pazienza sono ancora caratteristiche valide che sono ancora presenti nella nostra musica. Il sociale perchè le tematiche che trattiamo nei nostri pezzi sono sempre attuali, cerchiamo sempre di raccontare ciò che sentiamo dentro e con il nostro animo rock diamo il massimo dell’energia. Pazienza era riferito al territorio in cui viviamo almeno nella prima fase della nostra esperienza in cui il rock veniva malvisto e noi non essendo la solita cover band non eravamo visti di buon occhio e ci consigliarono di cambiare genere musicale, ma noi abbiamo testardamente continuato nel genere che amavamo “.


Quali cambiamenti hai notato nella tua Calabria rispetto all’accettazione della vostra musica e dei temi sociali trattati ?

“cambiamenti sinceramente non saprei risponderti perchè la cosa che ho notato da quando siamo ritornati riunendo il gruppo è che c’è stato un cambiamento nel modo di comunicare e quindi riusciamo ad arrivare ad un pubblico molto più vasto ,oltre la Calabria. Per quanto riguarda la nostra terra non ho una buona impressione sulle tematiche che trattiamo e come vengono prese, a volte riceviamo delle email e dei messaggi in cui ci fanno i complimenti, non sò se sono di rito o sentiti e quindi un pò di difficoltà in questo senso ancora l’avvertiamo, però va bene così”.

L’album che avete auto prodotto nel 2000 ” Corriamo nel vento” è arrivato oltreoceano negli Usa e in Messico , quali emozioni ricordi e cosa ti ha lasciato questa esperienza?

” Corriamo nel vento è stato un album live auto prodotto e ci sono voluti la bellezza di 5 anni per poterlo fare , calcolando che noi ci siamo sempre auto prodotti tutto, abbiamo proprio deciso di fare l’album di esordio live a differenza di altri gruppi che il live lo fanno dopo tre quattro album. Noi abbiamo preso questa decisione perchè nel live riusciamo a dare il meglio di noi stessi, è stata una faticaccia non indifferente calcolando che non siamo nessuno e all’epoca abbiamo fatto più di 2000 copie, vendute all’inizio con il classico porta a porta con il passaparola di amici e parenti, poi abbiamo avuto la fortuna tramite alcuni parenti che erano negli Stati Uniti e in Messico di potere venderli anche li. Nel 2001 abbiamo avuto la possibilità di esibirci a Cancun e a Playa del Carmen in Messico ed è stata una esperienza bellissima che ricordo molto volentieri”.

Hai notato differenze di rapporto con voi fra il vostro pubblico Italiano europeo e quello americano?

“Le differenze di rapporto con il pubblico sono cambiate, adesso ci sono i social che con un semplice click su uno smartphone arrivi dall’altra parte del mondo, noi abbiamo una pagina Facebook molto amatoriale che gestiamo quando abbiamo tempo, qui abbiamo molti contatti e molti messaggi che ci giungono dall’Irak, dal Messico, dagli Usa, dal Brasile, dall’Olanda, dall’Inghilterra, quindi è sicuramente cambiato il nostro rapporto con il pubblico, già rispondere ad una email in Inglese ci costa anche fatica, prima eravamo seguiti dai nostri amici e da un pubblico arrivato con il passaparola ora il nostro pubblico è molto più ampio e questo ci fa enorme piacere”.

Ho letto che ti piacerebbe collaborare con artisti cantautori come Roberto Vecchioni, Francesco De Gregori o Antonello Venditti, cosa ti lega a loro?

“Il sogno di collaborare con De Gregori, Vecchioni, Venditti, Guccini, è un mio sogno che coltivo fino da piccolo quando attraverso i miei fratelli più grandi di me ascoltavo la musica cantautorale di quel periodo e sono cresciuto con quella musica, avevo dieci anni quando ho iniziato a sentire per la prima volta Venditti o Vecchioni e mi sono innammorato subito delle loro parole quindi sarebbe il massimo collaborare con uno di questi grandi della musica Italiana”.

I Nivera si fermano nel 2002 e si riuniscono nel 2016 con un concerto a San Giovanni in Fiore Cosenza vostra città di origine . In quei 14 anni quali sono state le tue esperienze?

” Noi abbiamo sempre fatto musica per passione, per hobby, non ci siamo mai illusi di diventare qualcuno o diventare famosi quindi la nostra esperienza è stata molto ingenua, sempre con i piedi per terra senza illuderci, quindi quando ci siamo fermati nel 2002 personalmente fino al 2014 non ho fatto nulla dal punto di vista musicale, ogni tanto abbozzavo qualcosa qualche testo da tenere nel cassetto ma niente di più, Antonio il bassista e Pino hanno continuato con altre esperienze musicali facendo un po di cover band ma non per fare della musica una professione, quindi personalmente sono stato fermo, sono passati forse cinque sei anni in cui non ho toccato neanche la chitarra”.


 Il 2016 segna la rinascita dei Nivera con un nuovo batterista . Quali evoluzioni musicali ci sono state nella band? Siete sempre autori dei vostri testi? Temi sociali, mafia, cattive politiche, guerre, problemi del lavoro , sono sempre il vostro punto di riferimento per creare i testi?

” Il nostro ritorno è stato per caso durante una festa padronale della nostra città San Giovanni in Fiore, gli organizzatori ci hanno contattato attraverso un un mio ex compagno di scuola superiore che era nell’organizzazione, hanno fatto una serata dove suonavano tutti gli artisti di San Giovanni in Fiore ed hanno pensato a noi , quando siamo saliti sul palco ci siamo resi conto che il tempo non era passato, avevamo lasciato dei pezzi incompiuti e quindi abbiamo deciso di risuonare supportati da un ottimo riscontro di pubblico che non ci aspettavamo. Quindi l’avventura è ripartita, i testi sono sempre nostri anche se in questa seconda fase li scrive più Antonio rispetto a me, ma la collaborazione è di tutti e quattro con gli arrangiamenti, dal punto di vista stilistico nel prossimo album cè un uso dei riff di chitarra molto più evidenziato, la musica americana ci ha influenzato dal punto di vista delle sonorità, riferito comunque sempre ad un rock classico anni 80/90 che era la musica che ascoltavamo all’epoca. In questa nuova fase i nuovi pezzi mettono in evidenza e trattano sempre di temi sociali come mafia, corruzione, lavoro”.
Come giudichi l’esperienza a Sanremo rock e cosa vi ha portato dal punto di vista musicale e lavorativo?

“Ci siamo iscritti a Sanremo rock 2018 quasi per gioco, abbiamo fatto delle selezioni regionali qui in Calabria e siamo partiti con l’idea di fare una scampagnata, invece ci siamo ritrovati nelle finali al teatro Ariston. Esibirci su quel palco ci ha dato molta emozione ma il contest ci ha lasciato molti dubbi ed abbiamo deciso di non farlo più. Dal punto di vista lavorativo invece ci ha portato delle date in più perchè quando ti proponi ai locali per suonare e vedono nel curriculum che hai suonato a Sanremo rock le porte ti si aprono di più, ti amplia la visibilità e nel 2018 abbiamo calcolato più di 4000 Km in giro per l’Italia. Esito dell’esperienza sicuramente positivo”.

Nella primavera 2019 è uscito il vostro album ”Mondo corrotto” anche questo auto prodotto. Parlami dell’album ? Come sono nati i testi, gli arrangiamenti?

Mondo corrotto è un album auto prodotto  Le tematiche sono sempre sociali, abbiamo ripreso alcuni testi incompiuti del 2002, mentre altri testi sono nuovi ispirati dalla crisi economica che tutti abbiamo vissuto e stiamo vivendo e sulle disuguaglianze sociali. I testi dell’album sono undici composti per la maggior parte da Antonio Nicoletti gli arrangiamenti di tutti noi “.

Il futuro della musica passa dall’auto produzione?

” Non sò se il futuro della musica passi dall’auto produzione, noi per scelta abbiamo sempre intrapreso questa strada che ci lascia liberi di autogestirci. Per chi sceglie la musica come una vera professione non sò se l’auto produzione sia il futuro. Noi nella vita facciamo altro, io sono un operatore socio sanitario e mi occupo di assistenza ai pazienti in stato vegetativo, Antonio Nicoletti lavora in una ferramenta, Luigi Fiorito il batterista frequenta l’ultimo anno delle scuole superiori, Pino Aiello il chitarrista lavora presso il Comune, e nel tempo libero ci divertiamo a suonare, a fare i rocchettari, tutto qua”

Cosa pensi dei talent?

” I Talent non ci sono mai piaciuti, non credo in questi format, la mia impressione è che di bravi ce ne siano pochi , si guarda più alla moda del momento al look ma la sostanza a livello musicale ce n’è poca. Sinceramente non li seguiamo”.

Cosa pensi dei social? Sono essenziali per la carriera?

“I social sono fondamentali, noi abbiamo notato questa differenza fra gli anni 90 ed ora, abbiamo una pagina Facebook dove ci seguono più di 900 persone, un canale You Tube con un migliaio di visualizzazioni dei nostri video, sicuramente sono fondamentali per la carriera, ti permettono di raggiungere chiunque e in qualunque parte del mondo a costi molto sostenibili”.

La musica e salire su un palco ti da le stesse forti emozioni dell’inizio carriera?

” Sarà l’età che avanza, su quattro tre abbiamo superato gli anta e le sensazioni sono diverse rispetto a prima ma le emozioni, il brivido lungo la schiena quando sali sul palco, il picco di adrenalina ci sono sempre”.

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