"Sono nato a Nocera Inferiore il 27 Febbraio del 1975."
Vivi e lavori tra Milano e Paestum, hai mantenuto un legame
con la tua terra di origine?
"Assolutamente si e non manco di tornare quando posso per due
motivi: i miei genitori ed i miei amici."
Come riesci a gestire la tua vita familiare e affettiva con
le distanze lavorative?
"Ho la fortuna di condividere il mio lavoro di artista con
mia moglie, la scultrice Linda Edelhoff."
Leggo che ti sei diplomato presso il Liceo Artistico di
Eboli, in seguito hai studiato scultura presso l’Accademia di belle Arti di
Napoli sotto la guida del maestro Augusto Perez. Sei un artista poliedrico,
pittore, scultore e musicista, con quale arte riesci ad esprimere meglio la tua
sensibilità?
"Diciamo che forse non esiste un “meglio” ma un “come”. Credo
che ognuna di queste forme espressive nasca dall’esigenza del momento quando
non mi viene esplicitamente richiesto dalla committenza."
Cosa ispira le tue creazioni?
"Ovviamente la mia arte è la traduzione pittorica del mondo
che mi circonda. Natura, contesto sociale, culturale del presente e del passato
e dalle contraddizioni delle stesse. Ma nella maggior parte dei casi la mia
pittura si pone in opposizione alla realtà, divenendo una sorta di rifugio da
essa e quindi un momento di isolamento volontario, la ricerca di una solitudine
meditativa. Spesso volgo lo sguardo ai miti del passato ed il territorio in cui
vivo ne è pregno."
Leggendo di te trovo questa descrizione :
“La tua arte è la fusione tra simbolismo, surrealismo e neo
pop. I tuoi dipinti rimandano alla natura selvaggia, al mondo animale e al
mito. Le tue composizioni non sono mai
formali e spesso prive di punti di riferimento di tipo prospettico, spesso il
soggetto occupa quasi totalmente se non del tutto lo spazio pittorico che
traduce una ricercata rinuncia all’ambientazione, nell’opera il soggetto stesso
diviene materia pittorica assoluta.”
Cosa ti affascina dei soggetti che dipingi e perché non ha
importanza l’ambientazione intorno al soggetto?
"Preferisco che lo spettatore abbia davanti a se solo ed
esclusivamente il soggetto, scevro da ogni forma di “distrazione” e molto
spesso, questo mi consente di elaborare e lavorare a “tutta tela”. Cioè il
soggetto stesso non è scontornato ma occupa tutta la superficie pittorica
attraverso la costruzione delle masse e un forte chiaroscuro, divenendo così
una sorta di bassorilievo virtuale."
Sempre riferito alla tua arte leggo ”l’uomo è in primo piano
e subisce emotivamente il mondo e la natura.” Nella realtà pensi veramente sia
così? Te lo chiedo in relazione alle tematiche ambientali in cui l’uomo
modifica drasticamente il pianeta portandolo alla distruzione o meglio dire la
distruzione delle giuste condizioni di vita per l’umanità .
"Davanti a certi paesaggi incontaminati o comunque alla cruda
natura selvaggia chiunque di noi rimane affascinato, spiazzato e molto spesso
spaventato. Credo fortemente che il progresso ci abbia in qualche modo resi più
distanti dall’ecosistema. La ricerca del benessere a tutti costi ha spianato la
strada a forme decisamente “incompatibili” con gli equilibri naturali."
Le tue opere trattano il tema della solitudine in senso
molto ampio che fa riflettere sulla crisi di valori che porta ad una solitudine
sociale che si riflette nelle giovani generazioni. Questo tema tocca
profondamente la tua sensibilità e si vede anche nell’opera dedicata a Mia
Martini, un ritratto intenso e malinconico proprio come il suo carattere.
"Credo che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, abbia
sentito la necessità di starsene da solo, per trovare ristoro nella
meditazione, nella preghiera per chi è credente, o per una semplice forma di
riposo. In questo caso penso sia una solitudine ricercata e quindi costruttiva.
Ma quando parlo di solitudine sociale allora alludo a fenomeni contemporanei
che comprendono tutte le forme di sopraffazione, esclusione e discriminazione."
Cosa ti ha spinto a dipingere Mimì?
"Ritrarre Mimì, per me, è stata una sfida non da poco. Già
nella fase di studio ho sentito una pesante responsabilità, perché ritrarre
questo iconico personaggio della storia della musica italiana non è stato per
me riprodurre banalmente i suoi tratti fisiognomici, ma la mia intenzione era
di cercare di intercettare, decifrare e raccontare un vissuto. E quello di Mimì
è un vissuto fatto di grandi successi si, ma ad un costo enorme…estremo, e che possa e che
debba essere raccontato a queste e alle prossime generazioni per non tacere mai
su tematiche sensibili come Cyber bullismo, mobbing, esclusione sociale,
discriminazione e isolamento."
Perché ami particolarmente i ritratti di grandi dimensioni?
"Fondamentalmente per la mia necessità di avere un contatto
“fisico” con la materia e lo spazio pittorico."
Quali tecniche pittoriche prediligi?
"Ultimamente sto usando “sporcare” con polvere di carbone le
mie tele per poi cercare nel disordine di questa materia nera la disciplina di
una forma. Solo successivamente ricorro al colore sotto forma di Gouache."
Vedi foto:
Tela "Oblò" dimensioni 1,70x1,50 m del 2018, tecnica Gouache su polvere di carbone.
Tela "Angels" dimensioni 2,2x1,7 m del 2018, tecnica Gouache su polvere di carbone.
Attualmente ti dedichi anche alle altre arti? Scultura e
musica in quale misura fanno parte dei tuoi progetti futuri?
"Ho accantonato ma solo momentaneamente, la scultura perché
sto cercando materiali alternativi a quelli classici. Per quanto riguarda
invece la musica ho in cantiere un progetto di musica elettronica e
cantautorale."
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