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mercoledì 19 giugno 2019

Intervista: Roberto Rajmondi la musica nel suo DNA


PH: Sebastiano D'Ippolito Tamburo

Leggo dalla tua biografia che sei nato a Cefalù e vivi in Svizzera.
Cosa ti ha portato a lasciare la solare Sicilia per andare
oltralpe?
"Purtroppo la piaga che ha colpito questa generazione cioè la mancanza
di un lavoro. Anche mio padre negli anni 60 ha dovuto emigrare
dalla sua terra per lo stesso motivo."
La musica ha iniziato a far parte della tua vita fin da piccolo
grazie a tuo padre che suonava in un gruppo Folkloristico, di
che anni stiamo parlando?
Che ricordi ti sono rimasti impressi di quel periodo?
"Mio padre continua a suonare col suo gruppo folk ancora oggi, ma io
iniziai piccolissimo, stiamo parlando della prima metà degli anni
90. Col folk ho iniziato a conoscere e ad amare la musica in tutte le
sue forme. Ricordo che da piccolino suonavo la “quartara”
(strumento tradizionale siciliano), non è altro che un otre di
terracotta, che soffiandoci dentro produce un suono che funge
da basso."


PH: Sebastiano D'Ippolito Tamburo

Suoni chitarra, tromba, mandolino, basso, piano, fisarmonica,
flauto e percussioni, sono tantissimi strumenti, quale percorso
artistico musicale hai seguito o segui?
"Diciamo che tramite la tromba mi approcciai, oltre che alla musica
pratica, alla teoria musicale, iniziando così a studiarla. Ho suonato
per diversi anni nella banda musicale del mio paese, ma per quanto
riguarda gli altri strumenti sono un autodidatta con un buon
orecchio musicale. Ovviamente cerco sempre di migliorarmi
acquisendo e studiando nuove tecniche, scale, fraseggi, sempre da
autodidatta."
Ami la voce di Freddie Mercury, il rock di Bruce Springsteen e
la musica italiana di Fabrizio De André e Mauro Pagani, questi
artisti con generi musicali molto diversi hanno influenzato la
tua musica?
"Beh si, i Queen sono stati la mia adolescenza, mi hanno
accompagnato durante tutta quella fase. Di loro ho anche amato la
complessità dei loro arrangiamenti, l’aver integrato la musica
operistica nel rock e poi Freddie, la sua vocalità mi è sempre
vibrata dentro, ancora oggi ascoltandolo mi emoziona tantissimo.
De André e Springsteen sono arrivati dopo, nel periodo
universitario, in Fabrizio le intensità dei testi, gli arrangiamenti etnici
e il calore della sua voce e ovviamente le sue ricerche musicali mi
hanno come illuminato, come se tutto quello che cercavo e avevo
bisogno di sentire fosse tutto lì; mentre Springsteen è
un’esperienza coinvolgente, riesce a parlarmi dentro; tutto quello
che canta e il come lo canta riesce a toccare le mie corde emotive come
probabilmente nessuno è mai riuscito a fare semplicemente cantando
una canzone."


PH: Sebastiano D'Ippolito Tamburo

In quale genere musicale ti riconosci?
"Amo tantissimo il rock, ma il folk è un genere che ritengo mio."
Ti piace sperimentare altri tipi di musica?
"Certamente mi ritengo molto eclettico anzi amo sperimentare."
Sei cantautore, interprete o entrambi?
"Credo di essere un po' entrambi, ma il rapporto che ho con la
musica che compongo è molto diverso da quella che va interpretata."
Nel 2008 esce "Profumo" un album di inediti, le due canzoni
con le quali hai partecipato alle selezioni di Sanremo
arrivando agli ultimi turni provengono da questo album?
"Si, i due brani sono esattamente “Tra i pensieri miei” e “Andare”, ed
è possibile ascoltarli su Spotify."


PH: Sebastiano D'Ippolito Tamburo

Parlami dell'album "Profumo".
"Profumo nasce un po' per gioco. Io e Alberto volevamo provare a
registrare un disco “professionale” completamente fatto in casa e
così è stato. Grazie a Profumo ci siamo approcciati per la prima
volta al mondo dell’home recording. Ho un bellissimo ricordo di
quel periodo."
L'esperienza Sanremese cosa ti ha lasciato?
"Mi ha aperto gli occhi su un mondo che avevo sempre sognato, ho potuto
conoscere e vivere l'atmosfera Sanremese, rendendomi consapevole della sua complessità. Nel mondo dello spettacolo purtroppo non basta avere il talento."
Cosa pensi dei vari format di talent? Sono utili per emergere o
possono essere anche dannosi per la carriera?
"Ho da sempre pareri molto contrastanti sui talent, quello che però
sicuramente stiamo vedendo tutti in questi anni è che sforna in
continuazione nuovi “talenti” che poi spariscono e questa cosa mi
lascia sempre molto perplesso."


PH: Sebastiano D'Ippolito Tamburo

I social sono importanti per un artista?
"Ormai oggi i social sono importanti per chiunque. Sicuramente hai
un accesso velocissimo ad un pubblico. Guarda, io fino a tre mesi fa
non avevo un profilo artistico social; per cominciare a
sponsorizzare il mio nuovo lavoro ho dovuto creare i miei canali e
nel giro di pochissimo tempo ho raggiunto quasi 1000 follower. E
se ci pensi è incredibile, quanta gente io abbia potuto raggiungere
stando comodamente seduto sul divano di casa mia. Sicuramente
le potenzialità dei social sono veramente enormi, ma allo stesso tempo
è un potere molto fragile."
Il 10 aprile 2019 è uscito "Cenere e vino" nuovo album le cui
canzoni registrate nel 2018 sono scritte dall'amico Alberto
Culotta. Parlami di questa collaborazione.
"Io e Alberto ci conosciamo ormai da una vita lo ritengo un fratello e
un grande amico. Sono anni che componiamo insieme e molte
canzoni di "Cenere e vino" sono brani che abbiamo composto nel
corso di anni. Ci sono canzoni all’interno del disco che hanno quasi 10
anni, quindi belle datate. Diciamo che siamo molto compatibili
musicalmente e che è sempre bello poterci ritrovare per scrivere
qualcosa insieme."


Roberto Rajmondi :Fotogramma del videoclip "Cento volte"



Parlami del brano "Cento volte". Ho letto la tua descrizione:
"Cento volte" sono le parole di odio e amore che un ragazzo
rivolge al suo paese natale. Piccolo ma splendido, promettente
ma frustrante, famosa mèta turistica ma senza alternative, che
lo costringe ad allontanarsi per trovare altro. Il paese continua
a cambiare senza davvero cambiare mai - e senza che questo
sia giudicabile come bene o male. Eppure quel paese conosce
bene il ragazzo, perché è lì che il ragazzo è nato è cresciuto.
Anche se non vuole ammetterlo lui _è quel paese_. E cento volte
ancora tornerà a fare i conti con lui"
Il brano sembrerebbe fortemente autobiografico, la tua terra
quanto ti manca? Torneresti a vivere in Sicilia?
"La Sicilia mi manca tanto, non è mai bello lasciare la propria terra
forzatamente. Quello che io e mia moglie stiamo cercando di fare al
momento è di costruire qualcosa in un paese straniero, perché
quando sei lontano da casa devi ricominciare da zero e sicuramente
non è facile, ma piano piano e con tanti sacrifici ci si riesce. "Cento
volte" è un brano molto autobiografico, anche se il testo è di Alberto,
ma anche lui ha vissuto negli anni la lontananza da casa, quindi
potremmo definirla una canzone corale, perché parla di tutti noi."
Progetti futuri.
"Progetti futuri, tanti, non bisogna mai smettere di progettare...
sicuramente tanta musica, stiamo già scrivendo nuove canzoni e
chissà che non possa uscire qualcosa di nuovo. Vedremo."

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